Quale Europa

Welfare.
La UE come Unione sociale

Elena Granaglia

Elena Granaglia è professoressa di Scienza delle finanze presso il Dipartimento di Giurisprudenza, Roma Tre. Si occupa del rap- porto giustizia distributiva, efficienza e disegno delle politiche so- ciali. Fra gli ultimi lavori: Il reddito di base (Futura, 2024) e Ugua- glianza di opportunità. Sì, ma quale? (Laterza, 2022). È membro del Coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità.

Elena Granaglia

Il Pilastro europeo dei diritti sociali ha segnato una svolta nell’approccio alla dimensione sociale della UE riaffermando non solo le complementarità fra le dimensioni sociale e economica, ma anche la centralità delle ragioni di giustizia a sostegno del welfare. Il rischio di risultati lontani dalle attese rimane, tuttavia, presente. Contrastare tale rischio richiede di guardare all’Unione come un’Unione sociale per la giustizia sociale e ambientale. Le politiche sociali servono certamente alla crescita, ma, come apre un libro fondamentale del Novecento (A theory of Justice del filosofo John Rawls), «la giustizia è la prima virtù delle istituzioni». Anche per le politiche sociali, la ragione ultima deve essere garantire a tutti e tutte il diritto a una base di condizioni di vita dignitose. In questa prospettiva, tre dovrebbero essere gli assi portanti dell’azione dell’Unione. Primo: tradotti i principi del Pilastro in missioni strategiche, va rafforzata la capacità dell’Unione di accompagnare i Paesi membri nella realizzazione di tali missioni, per esempio attraverso lo sviluppo di indicatori appropriati, lo scambio di informazioni, l’offerta di sostegno tecnico, l’introduzione di clausole di condizionalità sociale. Secondo: va rafforzato lo spazio per politiche dirette dell’Unione, dall’ampliamento del finanziamento europeo a programmi che sono a beneficio di tutti i Paesi al potenziamento delle direttive nei settori dove il lavoro comune dell’Unione è più sviluppato e/o le questioni riguardano più direttamente il funzionamento del mercato unico alla creazione di primi “embrioni” di welfare europeo. Terzo: contro la tentazione di qualsiasi prospettiva top down, su tutte queste indicazioni aleggia, essenziale, la necessità di potenziare il dialogo sociale e la più complessiva partecipazione dei cittadini e delle cittadine dell’Unione e delle organizzazioni della cittadinanza attiva nei processi sia di definizione delle politiche sia di monitoraggio della fase attuativa.

 

 

The European Pillar of Social Rights marked a turning point in the approach to the social dimension of the EU by reaffirming not only the complementarities between social and economic dimensions, but also the centrality of the justice rationale supporting welfare. The risk of results falling far short of expectations is, however, ever-present. Countering that risk requires considering the EU as a union for social and environmental justice. Social policies certainly contribute to growth, but, as John Rawls stated in A Theory of Justice: “Justice is the first virtue of institutions.” The ultimate aim of social policies must be to ensure that everyone, everywhere, has access to decent living conditions. With this in mind, the EU should work in three main directions. First, translating the principles of the Pillar into strategic missions, strengthening the EU’s capacity to accompany member countries in the implementation of these missions, by developing, for example, appropriate indicators, exchanging information, providing technical support, and introducing social conditionality clauses. Second, the space for direct EU policies should be strengthened, from expanding European funding, to programs that benefit all countries; from strengthening directives in areas where the EU’s joint work is most developed and/or issues most directly affect the functioning of the single market, to the creation of “embryos” of European welfare. Third, avoiding the temptation of hovering over all these areas with a top-down approach is essential. Social dialogue should be supported and a more comprehensive participation of citizens and active citizenship organizations in the processes of both policy-making and monitoring the implementation phase should be encouraged.