Quale Europa

Disuguaglianze.
Le tante fratture socio-economiche

Salvatore Morelli

Salvatore Morelli è professore associato di Economia pubbli- ca presso l’Università degli Studi Roma Tre – Dipartimento di Giurisprudenza – ed è Senior Scholar presso lo Stone Center on Socio-Economic Inequality di New York, dove è direttore del GC Wealth Project. I suoi interessi di ricerca riguardano la misu- razione, le determinanti e le conseguenze della distribuzione del reddito e della ricchezza, nonché l’economia della tassazione dei redditi, delle eredità e dei patrimoni.

Salvatore Morelli

A partire dagli anni Novanta, interrompendo un periodo di convergenza, la disparità dei livelli di reddito pro-capite fra le varie regioni dell’Unione Europea a 15 membri, quindi prima dell’allargamento ai Paesi delle regioni dell’Est, è tornata a crescere. In seguito, la crisi economica e finanziaria del 2008-2009 ha drasticamente interrotto il processo di convergenza economica anche per il complesso dell’UE a 28 Membri, per cui in precedenza aveva positivamente pesato la convergenza dei nuovi membri. Anche la disuguaglianza reddituale e patrimoniale fra persone singole e il tasso di povertà all’interno dei singoli Paesi sono fortemente aumentati a partire dagli anni Ottanta e Novanta. Inoltre, mentre fra il 1995 e il 2020 il peso dei patrimoni ereditati è raddoppiato, la loro tassazione è stata ridotta. Invece, seppur in modo diverso a seconda dei Paesi, la riduzione delle differenze relative a indicatori di benessere sociale, come la partecipazione femminile al mercato del lavoro, i tassi di abbandono scolastico, le emissioni di CO2, è stata apprezzabile. Ma resta insufficiente, per l’Italia, spesso, assai insufficiente. Tali dinamiche di accrescimento delle disparità regionali e delle disuguaglianze economiche interpersonali hanno avuto già profonde implicazioni per la coesione economica e sociale all’interno dell’Unione, mettendo in pericolo il sostegno popolare al progetto europeo e rafforzando sempre di più quello per i partiti sostenitori di un minaccioso rigurgito nazionalista.

 

 

After a period of convergence, disparity in per capita income among the various regions of the 15-member European Union (that is, before enlargement included Eastern European countries), began to grow again in the 1990s. The economic and financial crisis of 2008-2009 drastically interrupted the process of economic convergence that new members had contributed to in the 28-member EU as a whole. Income and wealth inequality among individuals and the poverty rate within single countries also rose sharply after the 1980s and 1990s. Moreover, while inherited wealth doubled between 1995 and 2020, taxation has been reduced. By contrast, albeit in different ways in different countries, disparities in social welfare indicators —such as women’s participation in the labour market, school dropout rates, and CO2 emissions —have been significantly reduced. Not by enough, however, and in the case of Italy, far from enough. These dynamics of increasing regional disparities and interpersonal economic inequalities have already had profound implications for economic and social cohesion within the EU, undermining popular support for the European project and increasingly strengthening backing for ominously nationalistic and authoritarian parties.