Quale Europa

Equità di genere.
Per un’Europa femminista

Carola Carazzone, Lella Palladino

Carola Carazzone, avvocata specializzata in diritti umani, ha lavorato nella cooperazione internazionale per quindici anni. Dal 2014 è segretaria generale di Assifero, l’associazione italiana delle fondazioni ed enti filantropici. È stata presidente di Dafne – Do- nors and Foundations Networks in Europe e oggi è vicepresi- dente di Philea – Philanthropy Europe Association, membro del board di Ariadne (European Funders for Social Change and Hu- man Rights) e di Ecfi (European Community Foundation Initia- tive), del comitato editoriale di «Alliance Magazine» e di Ashoka Italia.

CArola Carazzone

Lella Palladino, sociologa femminista, attivista dei centri an- tiviolenza, ha fondato nel 1999 la Cooperativa Sociale E.V.A. È stata presidente dell’Associazione DiRe, è componente del Fo- rum Disuguaglianze e Diversità, del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne del Dpo. È vicepresidente della Fondazione Una Nessuna Centomila e autrice di Non è un destino. La violenza maschile contro le donne, oltre gli stereotipi (Donzelli, 2020).

Raffaella Palladino

Nell’Unione, oggi, le discriminazioni di genere non si fondano sulle normative, ma su stereotipi culturali, costrizioni psicologiche e comportamenti sociali patriarcali, ancora profondamente radicati nelle mentalità delle persone, uomini e anche donne. Bisogna allora sradicare le radici culturali e psicologiche delle diseguaglianze, includendo politiche specifiche dedicate agli uomini, a una cultura del valore della differenza, in cui trovano posto a pieno titolo tutte le minoranze o categorie “minorizzate” rispetto al modello etero-normato. Le proposte includono, in primo luogo, una strategia sistematica di gender mainstreaming, relativa quindi a tematiche di genere lette in relazione alla sfera del potere pubblico, dotata anche di congrue risorse finanziarie, e da integrare a ogni politica europea, dai trasporti alla coesione sociale, dalla digitalizzazione alle migrazioni. E poi servono politiche di empowerment volte ad ampliare la capacitazione individuale e sociale. In questo quadro, sono necessari: l’effettiva applicazione della Convenzione di Istanbul, con l’attuazione della nuova direttiva sulla violenza di genere proposta dalla Commissione nel marzo 2022; il riconoscimento del reato penale specifico di femminicidio in tutti gli Stati membri; la promozione di programmi strutturali di educazione alla affettività; l’obbligatorietà del gender audit, ovvero la valutazione della parità di genere nelle politiche, nei programmi e nei bilanci, e la formazione sugli stereotipi impliciti per qualunque istituzione e organizzazione; la certificazione di competenze di genere per insegnanti, educatori ed educatrici, giornalisti e giornaliste, magistrati e magistrate, avvocati e avvocate, poliziotti e poliziotte, medici.

 

 

Rather than on regulations, gender discrimination in today’s EU is based on cultural stereotypes, psychological constraints and patriarchal social behaviours still deeply rooted in the mindsets of men and women alike.  It is thus necessary to eradicate the cultural and psychological roots of inequality by including specific policies dedicated to men and to a culture that values difference, where all minorities or categories “minoritized” by the hetero-normative model have a place. Proposals include, first and foremost, a systematic gender mainstreaming strategy that interprets gender issues in relation to the sphere of public power. This strategy should be endowed with adequate financial resources and included in every European policy, from transport to social cohesion, from digitalization to migration. We also need empowerment policies that aim to expand individual and social capabilities. In order to achieve these goals, the following actions are necessary: implementing effectively the Istanbul Convention, alongside the new directive on gender-based violence proposed by the Commission in March 2022; recognizing feminicide as a specific criminal offense in all member states; promoting structural programs in relationship education; making mandatory gender audits that assess gender equity in policies, programs and budgets, and offer training in implicit stereotypes to institutions and organizations; certifying gender competencies for teachers, educators, journalists, magistrates, lawyers, police officers, and doctors.