Quale Europa

Tecnologia digitale.
Tra protezione e condivisione dei dati

Giorgio Resta

Giorgio Resta è professore ordinario di Diritto comparato presso l’Università Roma Tre, dove svolge attualmente le funzio- ni di prorettore per l’internazionalizzazione. Siede nel Cda della Fondazione Calamandrei, della Fondazione Basso ed è socio dell’Associazione «il Mulino». Si occupa di governo delle nuove tecnologie, istituzioni giuridiche comparate, approcci interdisci- plinari al diritto.

Giorgio Resta

Il governo delle tecnologie digitali ha un valore strategico decisivo sul piano economico, sociale e militare. Al riguardo, si confrontano tre modelli: il modello liberista, tipico degli Stati Uniti; il modello statalista, tipico della Cina e il modello basato sui diritti, tipico dell’Unione Europea. È grazie a questa scelta che l’Europa ha acquisito una posizione di leader globale nella regolazione delle nuove tecnologie, specialmente nel campo dei dati (GDPR) e dell’intelligenza artificiale (AI Act). Ma il sistema europeo di governo dei dati mostra anche dei limiti. Storicamente focalizzato sulla protezione dell’individuo dai pericoli di violazione della privacy da parte di attori pubblici e privati, ha trascurato l’importanza della condivisione dei dati ai fini di politiche pubbliche di inclusione e progresso sociale. Inoltre, nonostante il GDPR, le piattaforme hanno acquisito un controllo pressoché totale sui flussi informativi. Infine, l’Unione ha allargato a dismisura l’ambito di protezione dei diritti di proprietà intellettuale, con grave detrimento per il pubblico dominio immateriale e per altre libertà costituzionali, in primis la libertà d’informazione. Sta allora al nuovo Parlamento europeo affrontare tali questioni, promuovendo un’azione di revisione dei Regolamenti esistenti, al fine di realizzare forme di equilibrio più avanzate tra protezione e condivisione dei dati; e di favorire l’iniziativa dei soggetti collettivi, operanti per finalità no profit, che assumano una funzione di intermediazione tra l’individuo e le piattaforme e contrastare la proliferazione incontrollata dei diritti di proprietà intellettuale.

 

 

The governance of digital technologies has decisive strategic value on economic, social and military levels. In this regard, three models are compared: the neoliberal model, typical of the United States; the statist model, typical of China; and the rights-based model, typical of the European Union. The EU’s adoption of the latter model has allowed it to take on a global leadership role in the regulation of new technologies, especially in the fields of data protection (GDPR) and artificial intelligence (AI Act). However, the European data governance system has also revealed its limitations. Historically focused on protecting individuals from the dangers of privacy breaches in public and private actors, it has neglected the importance of data sharing in the interest of public policies for social inclusion and progress. Moreover, despite GDPR, digital platforms have gained almost total control over information flows. Finally, the EU has disproportionately expanded the scope of protection for intellectual property rights, to the serious detriment of the intangible public domain and other constitutional freedoms, primarily freedom of information. It is thus up to the new European Parliament to address these issues: promoting action to revise the existing regulations in order to achieve more advanced forms of balance between protection and data sharing; encouraging the initiative of collective entities that operate in a non-profit environment to play an intermediary role between individuals and platforms; and countering the uncontrolled proliferation of intellectual property rights.