LE NOSTRE PAROLE

Alternativa

Cambiamo agenda davvero

Giustizia sociale e ambientale

Radicalità e Fiducia

Confronto acceso, aperto, informato e ragionevole

Riprendiamoci la modernità

E’ possibile un’Italia dove…

CHI SIAMO

Il Forum Disuguaglianze e Diversità o ForumDD è:

  • un’alleanza culturale e politica autonoma centrata sull’articolo 3 della Costituzione;
  • un “think and do”, un luogo originale che mette insieme saperi di mondi diversi, organizzazioni di cittadinanza attiva e ricerca, prassi e teoria, sperimentazione e aspirazione sistemica;
  • un costruttore di ponti fra culture diverse, fra comunità sperimentali e istituzioni.

LA NOSTRA ATTIVITÀ

  • Produciamo proposte di politiche pubbliche e azioni collettive per la giustizia sociale;
  • Lavoriamo con le comunità per realizzare progetti pilota;
  • Siamo interessati e veniamo chiamati a costruire dialogo fra progetti territoriali e proposte di sistema;
  • Diffondiamo le nostre idee e le nostre proposte, i dati e le analisi sulle disuguaglianze, le idee e le proposte di altri con cui dialoghiamo.

I NOSTRI NUMERI

67 Membri dell’assemblea

8 Organizzazioni

4 Fondazioni sostenitrici

7 Membri dello staff

53 Partner di Progetto

1 Rapporto con “15 proposte per la giustizia sociale”

1 Rapporto “Patti Educativi Territoriali e percorsi abilitanti. Un’indagine esplorativa”

Oltre 25 tra report, ricerche indipendenti e documenti sui temi delle disuguaglianze e della giustizia sociale e ambientale

9 alleanze attive con altre organizzazioni di cittadinanza, ricercatori e/o istituzioni su specifici temi

120 esperti che hanno collaborato pro bono alla stesura dei Rapporti

Oltre 580 e più incontri, seminari, conferenze e focus group

Oltre 720 donatori e donatrici alla campagna di raccolta fondi

… numeri che crescono ogni mese!

Fatti: l'aumento delle disuguaglianze

Disuguaglianze economiche

Negli ultimi 30 anni, una riduzione delle disuguaglianze di reddito a livello globale tra paesi è andata di pari passo, in Occidente, con:

  • Disuguaglianze di reddito tra persone in lieve o forte aumento
  • Un divario crescente fra lavori buoni e ben pagati e cattivi e mal pagati
  • Aumento della povertà
  • Aumento molto forte delle disuguaglianze di ricchezza
  • Aumento delle disuguaglianze di reddito tra regioni

 

Disuguaglianze sociali

  • L’accesso e la qualità media dei servizi essenziali (istruzione, salute, welfare, mobilità, comunicazione) sono migliorati, ma si sono aperte disuguaglianze territoriali molto grandi e in aumento, specie all’interno delle città e tra aree interne e aree urbane.

 

Disuguaglianze di riconoscimento

  • La sensazione che la propria dignità, ruolo, aspirazioni e abilità di contribuire alla comunità non siano presi in considerazione dalle classi dirigenti, dalla cultura, nel dibattito pubblico, si è accentuata per molte fasce sociali, specie nelle aree marginalizzate.

Diagnosi: le cause delle accresciute disuguaglianze

Niente come l’ingiustizia sociale allontana le persone.

 

Ma le accresciute disuguaglianze, le ingiustizie sociali e la dinamica autoritaria non sono inevitabili. Non dipendono da cambiamenti fuori dal nostro controllo, dalla tecnologia, dalle migrazioni o dalla globalizzazione.

 

Sono il frutto di scelte intenzionali, compiute alla fine degli anni ’70.

 

L’inversione a U delle politiche pubbliche. Si afferma l’idea che lo Stato non debba “interferire” con il mercato e che le politiche pubbliche non debbano tenere conto dei luoghi e delle persone e debbano invece compiacere le scelte strategiche delle grandi imprese.

La riduzione del potere negoziale del lavoro. Si sostiene che nel nuovo “mondo liquido” ogni lavoratrice e lavoratore possa negoziare le proprie condizioni di lavoro e si nega e indebolisce sistematicamente il ruolo dei sindacati, proprio quando avevano necessità di rinnovarsi radicalmente.

Il cambiamento del senso comune. Si diffonde un nuovo modo di pensare:

  • ciò che è pubblico è peggiore di ciò che è privato;
  • il merito è solo individuale ed è provato dal patrimonio che si accumula;
  • obiettivo unico dell’impresa è massimizzare il valore degli azionisti;
  • la povertà è una colpa o una forma di furbizia sociale;
  • libertà è solo “votare con i piedi”, lasciare una scuola, un ospedale, un quartiere, una città, quando non funzionano.

 

Il convincimento che non c’è alternativa fa crescere un’altra idea: che il nemico di chi è povero sia chi sta peggio di lui/lei o l’Europa con le sue regole.

L’alternativa esiste

Visto che le disuguaglianze dipendono dalle nostre scelte, è con scelte diverse che possiamo contrastarle. Esiste un’alternativa.

 

E’ necessario e possibile cambiare in modo radicale le politiche pubbliche, ridare potere al lavoro organizzato, costruire collettivamente un nuovo senso comune.

Da dove partire

Abbiamo scelto di partire dalle disuguaglianze di ricchezza, privata e comune:

 

  • perché influenzano tutte le altre disuguaglianze;
  • perché chi parla di altro sta cercando di allontanarci dal cuore del problema;
  • perché la disuguaglianza di ricchezza privata riduce gli spazi di libertà, la capacità di reagire agli imprevisti, di rifiutare cattivi lavori, di tutelare il risparmio; aggrava le disuguaglianze di genere; impedisce alle persone di mettere in atto le proprie capacità imprenditoriali; le spinge a non prendersi cura dell’ambiente;
  • perché la disuguaglianza nell’accesso alla ricchezza comune peggiora la qualità di vita, impoverisce e taglia l’erba sotto i piedi delle nuove generazioni.

 

Re-distribuire la ricchezza è necessario. Ma non basta.

 

Bisogna far sì che la ricchezza privata si distribuisca sin dall’inizio in modo più equo e che la ricchezza comune non sia privatizzata.

 

Bisogna impedire che si creino monopoli e rendite, con la concentrazione di potere che ne discende.

 

Bisogna modificare i meccanismi di formazione della ricchezza:

  • il cambiamento tecnologico che sta concentrando conoscenza, e quindi potere e ricchezza;
  • la relazione fra lavoro e controllo del capitale (materiale e immateriale) che si è squilibrata a favore di chi esercita il controllo;
  • il passaggio generazionale che mette fuori gioco intere leve di giovani.