La lettera, scritta da Elena Granaglia e Salvatore Morelli, è stata pubblicata su Il Foglio (12 febbraio 2020). E’ stata scritta in risposta all’articolo sull’eredità di cittadinanza firmato da Sandro Brusco, pubblicato su Il Foglio.
Caro direttore,
innanzitutto, grazie a Il Foglio e a Sandro Brusco per avere dedicato spazio di approfondimento ragionato a una delle 15 proposte elaborate dal Forum Disuguaglianze e Diversità, la proposta dell’eredità di cittadinanza. È un buon esempio di dialogo pubblico, in cui posizioni anche non condivise vengono prese sul serio.
Proprio a partire dall’articolo di Brusco, come curatori della proposta, vorremmo portare l’attenzione su due questioni sulle quali, secondo noi, è importante continuare a riflettere. Il primo piano concerne quelli che potremmo definire problemi tecnici della proposta, in primis, i rischi di elusione, evasione e potenziale carenza di liquidità connessi all’irrobustimento dell’imposta sulle successioni e sulle donazioni (che abbiamo chiamato “imposta sui vantaggi ricevuti”). Come per tutte le riforme fiscali, sono rischi che vanno riconosciuti e che hanno importanti ripercussioni sul funzionamento dell’imposta e sugli introiti fiscali. Ma una volta riconosciuti questi nodi, occorre fare un passo in più, vale a dire esplorare tutti i possibili antidoti. Ci stiamo impegnando a farlo, nella fase di “messa a terra” della proposta e ci farebbe piacere sollecitare il più ampio coinvolgimento.
Il secondo piano concerne la desiderabilità della proposta alla luce di altri possibili interventi. Ad esempio, garantire un’istruzione di qualità rimane un intervento chiave per riequilibrare le opportunità di tutti i giovani e a questo tema il Forum dedicherà i prossimi due anni di attività. Tuttavia, alla base della proposta avanzata vi sono il valore della libertà sostanziale delle persone di perseguire il proprio piano di vita e il convincimento che, a quel fine, serva un nucleo essenziale di capacità fra cui anche quella di disporre di un capitale a sostegno delle proprie scelte. Garantire una dotazione di capitale al passaggio all’età adulta segnala, poi, anche l’ingresso di tutti i giovani nella società, favorendo la coesione sociale. Il trasferimento, peraltro, sarebbe principalmente finanziato con un prelievo sui regali (perché di questo si tratta) che i più abbienti ricevono sotto forma di donazioni e eredità (l’imposta comincia a tassare solo i trasferimenti superiori a 500 mila Euro, approssimativamente sufficienti a fare entrare chi li riceve nel gruppo dei 5% di individui più ricchi del paese). Dunque, l’imposta che proponiamo agisce tassando qualcosa rispetto a cui è difficile rivendicare un merito e anche per questo motivo essa è annoverata tra le imposte meno distorsive e con palesi e condivisibili obiettivi di equità.
Questa misura, come sopra accennato, non esaurisce l’uguaglianza di opportunità e ancor meno la giustizia sociale, ma è un tassello importante oggi largamente trascurato per affrontare di petto la grave crisi generazione e di immobilità sociale che attraversa il nostro paese. Va letta insieme alle altre 14 proposte del Forum volte ad influenzare le regole del gioco (intervenendo sui meccanismi di creazione dei redditi e della ricchezza, e dunque, prima di redistribuire), riequilibrando il potere negoziale del lavoro ed indirizzando i processi di sviluppo tecnologico verso obiettivi di giustizia sociale. In ogni caso, per le ragioni appena esposte, la proposta da noi avanzata ha una sua logica che non la pone in alternativa a altri importanti interventi redistributivi suggeriti dal Prof. Brusco, quali il sostegno ai lavoratori poveri.
Ringraziando per l’attenzione, un cordiale saluto
Elena Granaglia e Salvatore Morelli (Forum Disuguaglianze e Diversità)