Nel 2016 40 milioni di persone sono state vittime di una forma di moderna schiavitù, il 71% delle vittime sono donne e il 25% bambini.
Secondo un recente Rapporto, pubblicato dall’ILO, in collaborazione con la Walk Free Foundation e l’International Organization for Migration, nel 2016 40,3 milioni di persone sono state vittime di una forma di schiavitù.
Il 60% è stato costretto a qualche forma di lavoro forzato, vale dire è stato costretto a lavorare sotto minaccia o attraverso altre forme di coercizione da enti statali – prevalentemente nelle prigioni o nell’esercito – e da individui, o gruppi di individui, che operano nel settore privato – nel settore delle costruzioni, in quello domestico, in fabbriche clandestine, in aziende agricole, pescherecci e nell’industria del sesso. Il restante 40% è stato costretto a contrarre matrimonio contro la propria volontà, cioè “vive una situazione di perdita della propria autonomia sessuale che spesso include altre prestazioni di lavoro sotto la maschera del matrimonio” (ILO 2016, p. 10).
I dati che riguardano donne e bambine sono tra i più allarmanti (fig.1), insieme a quelli che riguardano i minori. Le prime rappresentano il 71% delle vittime di una qualche forma di schiavitù, il 99% delle vittime di lavoro forzato nel mercato del sesso, il 58% in altri settori del privato, e l’80% delle vittime di “matrimoni involontari”. Il 25% delle vittime di schiavitù sono bambini, la maggior parte costretti a sposarsi e/o sfruttati nel mercato del sesso.
Titolo originale: Global estimates of modern slavery: forced labour and forced marriage
Anno di pubblicazione: 2017
Istituzione/Organizzazione: ILO, Walk Free Foundation; International Organization for Migration
Link pubblicazione originale: Global estimates of modern slavery: forced labour and forced marriage
Fig.1: Differenze di genere nelle moderne forme di schiavitù
Fonte: ILO, 2016
I mezzi di coercizione utilizzati sono svariati; si va dalle minacce contro la famiglia, alla violenza sessuale, all’imprigionamento e alla sottrazione del passaporto. Il metodo più comune di sfruttamento consiste nel trattenere, del tutto o in parte, il salario dei lavoratori; in più della metà dei casi analizzati gli individui sono stati costretti a queste forme di sfruttamento per ripagare un debito, e tale percentuale sale al 70% per i lavoratori del settore agricolo, domestico e manifatturiero.
Queste forme di schiavitù interessano tutte le regioni del mondo; colpiscono circa 8 per 1000 abitanti in Africa, 6 per 1000 nell’Asia e nel Pacifico, e circa 4 per mille in Europa e nell’Asia Centrale. Il lavoro forzato è invece prevalente in Asia e nel Pacifico (fig.2), mentre i valori più bassi si registrano nelle Americhe. Tuttavia, data la scarsità di informazioni questi dati rischiano di essere sottostimati.