Diario corale di un esperimento ad alto tasso di contaminazione di saperi e desideri
Le richieste di formazione ricevute dal ForumDD nell’ultimo anno sono state più di 700. Dietro ognuna di esse c’è un collettivo di giovani o un’organizzazione del terzo settore, una coalizione civica o un’amministrazione, un patto educativo o una rete di cittadini attivi. Sono tutti agenti di cambiamento, in contesti lavorativi e territoriali diversi, accomunati dall’intenzione di avviare e alimentare alternative concrete di giustizia sociale e ambientale.
Si rivolgono a noi, dicono, perché cercano un anello di congiunzione tra conoscenze robuste e laboratori di azione territoriale. Vedono nel ForumDD un “punto di coagulo”, ci comunicano una necessità condivisa di ricomporre saperi per demolire vecchi paradigmi di pensiero e di azione e produrne di nuovi.
Si tratta, dunque, di una diffusa domanda di formazione spinta dal desiderio di agire con visioni strategiche, competenze e conoscenze solide.
Ad una domanda di tale portata abbiamo deciso di rispondere immaginando una Scuola per la giustizia sociale e ambientale. E vogliamo immaginarla utilizzando il metodo che guida ogni passo del ForumDD: creare occasioni di interazione e di contaminazione tra settori disciplinari diversi, tra teoria e pratica, per individuare strade da percorrere che siano una originale rielaborazione degli approcci e delle esperienze di ognuno.
Per mettere in pratica questo metodo organizziamo, con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo, quattro giornate di lavoro con formule diverse: dal seminario al focus group, al workshop di co-design. Ogni momento di incontro serve a condividere, definire o mettere a repentaglio ipotesi e intuizioni del gruppo di lavoro.
Due giornate hanno come focus i contenuti, il metodo e gli strumenti della didattica. Partiamo dall’ipotesi di combinare e-learning e moduli tematici in presenza, immaginiamo l’“accompagnamento sul campo” come pratica di formazione esperienziale. In questi incontri interagiremo con agenti di cambiamento che hanno già espresso domanda di formazione ed altri che ci conoscono appena.
Gli altri due incontri servono a verificare l’idea che la Scuola per la giustizia sociale e ambientale abbia un “laboratorio per il cambiamento del senso comune” come parte integrante dell’offerta formativa. In un’epoca in cui il senso comune, intenso con accezione gramsciana come la più diffusa concezione della vita e della morale, si manifesta attraverso preferenze politiche che rivelano orientamenti valoriali opposti alle alternative di giustizia sociale e ambientale, ci sembra necessario porre attenzione a questo tema.
Le scienze cognitivo-comportamentali e le scienze sociali spiegano con chiarezza i meccanismi che formano il senso comune, ma è ancora aperto il dibattito sui metodi e gli strumenti per influenzarne il cambiamento. Le diverse scienze sembrano però convergere su un importante dato di fatto: parlare al lato razionale dell’essere umano, attraverso dati e informazioni, sembra avere poco impatto sul senso comune, mentre potrebbe avere un impatto maggiore rivolgersi al lato irrazionale ed emotivo. Per questo motivo le produzioni artistico-culturali, i linguaggi e le strategie di comunicazione potrebbero essere i dispositivi politici e simbolici più adatti.
Intendiamo dunque esplorare questi punti di intersezione tra scienza e pratiche artistiche e di comunicazione. E immaginiamo il laboratorio creando due occasioni di interezione tra artist*, esperti di comunicazione, psicolog*, filosof*, sociolog*, economist* comportamentali. Dovrebbe essere chiaro che immagineremo la Scuola per la giustizia sociale e ambientale senza porre limiti a ciò che desideriamo e che riteniamo necessario. E la faremo davvero, questa Scuola, solo se potrà essere come la immaginiamo, senza rinunce e compromessi.
Con questo post diamo inizio ad un diario di bordo che accompagnerà la co-progettazione della Scuola per la giustizia sociale e ambientale. Vogliamo raccontare il processo condividendone il carattere sperimentale e corale. Vogliamo tenere traccia della pluralità di conoscenze e di sguardi che lo guideranno, delle convergenze e delle divergenze tra chi ne prenderà parte, delle prove e degli errori, dei passi da fare per costruire una scuola per chi vuole un futuro più giusto.