Questa storia è tratta dal libro “Alla scoperta della Green Society“.
Maflow, storica realtà dell’industria italiana del settore automotive, nata nel 1972, con 23 stabilimenti in tutto il mondo tra Europa, America, Asia, e la testa a Trezzano su Naviglio in provincia di Milano, era un luogo di produzione ad altissima tecnologia, che nonostante il florido stato di salute, a causa di una discutibile gestione viene inizialmente dichiarata in stato di insolvenza e posta sotto commissariamento con conseguente cassa integrazione dei suoi oltre 300 dipendenti, e successivamente svenduta all’asta ad un imprenditore polacco che delocalizza tutta la produzione, fino ad arrivare alla definitiva chiusura dello stabilimento nel 2012. Ma lo stesso gruppo di lavoratori che aveva continuato a lottare nel tentativo di impedirne l’interruzione delle attività produttive non si è arreso, e sul modello delle ‘fabbriche recuperate’ in Argentina con la grande crisi del 2001, occupa lo stabilimento per provare a dargli una nuova vita.
Nasce così RiMaflow, una riconversione della vecchia fabbrica in senso ecologico che sia luogo di un modello di sviluppo cooperativo alternativo alla crisi. E così una Società di Mutuo Soccorso, costituita da ex lavoratori di Maflow ma anche da operai e artigiani provenienti da esperienze analoghe, non potendo fin da subito, perché in una situazione di fabbrica occupata, perseguire l’obiettivo di realizzare un centro di smaltimento di Raee (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) si è presa cura, prima della sistemazione dei locali e del ripristino dell’impianto elettrico per poter intanto avviare una serie di attività collaterali di supporto al reddito proveniente dagli ammortizzatori sociali.
Per far conoscere l’esperienza anche oltre i muri degli stabilimenti e perseguire un modello di fabbrica aperta al territorio, sfruttando la prossimità con il Parco agricolo Sud Milano e le potenzialità attrattive del cibo, Rimaflow ha messo a disposizione dei Gas spazio e logistica per la distribuzione dei prodotti biologici dei coltivatori non solo locali ma anche di realtà del Sud come SOS Rosarno e Sfrutta Zero con un ruolo protagonista dei migranti. Inoltre sono stati adibiti 5000 mq ad un mercato dell’usato, allestito un bar, un’area per concerti e iniziative culturali, uno spazio in cui si possono portare a riparare apparecchi elettronici, una cittadella dei mestieri con una riciclofficina, una falegnameria, un reparto tappezzeria, arredamento, restauro, un laboratorio artistico e uno per la lavorazione della lana cotta… Ma oggi Rimaflow è anche sala prove per musicisti, biblioteca, mensa, rimessaggio per camper, sportello di consulenza fiscale per lavoratori, pensionati e cittadini e molto altro ancora… Non più quindi l’ennesima fabbrica abbandonata del territorio ma una vera e propria cittadella dell’altra economia completamente autogestita e restituita all’intera comunità trezzanese.
Foto di apertura tratta da: http://rimaflow.it/