Quali sono stati gli impatti dei flussi migratori sull’economia italiana? In questo studio viene proposta una panoramica che attraversa le condizioni di vita degli stranieri in Italia: dalle grandi disuguaglianze rispetto alla popolazione italiana agli impatti economici sulla popolazione in termini di condizioni di povertà e redistribuzione delle risorse.
L’Italia è stata attraversata negli ultimi 30 anni da importanti fenomeni migratori che hanno determinato impatti sociali, economici e culturali profondi. Se nei primi anni ’90 la popolazione con cittadinanza di un paese straniero costituiva l’1,7% della popolazione totale, oggi questa percentuale è pari a poco meno del 10%.1 Le conseguenze politiche sono sotto gli occhi di tutti: il tema immigrazione è diventato un argomento caldo del dibattito pubblico che ha spesso alimentato pulsioni xenofobe, sospinte soprattutto dai media e dai movimenti politici conservatori.
L’approccio politico ed emotivo al tema ha impedito la nascita in Italia di un serio dibattito scientifico sugli impatti dell’immigrazione e sulle condizioni socioeconomiche degli stranieri. Oggi il nostro Paese fa fatica a leggere un fenomeno che è stato fin ad ora affrontato solo con approcci emergenziali. Un esempio concreto e recente è il decreto Cutro, che, oltre ad essere l’ennesima legge repressiva verso i migranti, testimonia come la politica e l’opinione pubblica non abbiano ancora gli strumenti per comprendere l’immigrazione, non solo a scapito dei migranti, ma anche del sistema-Paese. Capire gli effetti economici dell’immigrazione è essenziale per disegnare nuove politiche che possano portare enormi benefici all’economia italiana, strozzata tra crisi di produttività, bassi salari e un welfare in difficoltà rispetto ad una popolazione sempre più anziana. Nel lavoro oggetto di questo articolo, tratto dall’elaborato della mia tesi di laurea, ho redatto uno studio approfondito dell’impatto dei flussi migratori sull’economia italiana, in riferimento agli effetti prodotti sulla disuguaglianza e sulla povertà.
I risultati della ricerca evidenziano che con l’aumento del numero di stranieri in Italia è cresciuta la percentuale di famiglie povere e la quota di molto poveri sul totale. Il motivo risiede nel fatto che le famiglie straniere sono generalmente più povere di quelle italiane. In aggiunta a questo la distribuzione dei redditi in Italia, che già presentava elevati livelli di disuguaglianza (misurata dall’indice di Gini) rispetto alla media europea, ha visto un allargamento della distanza media in termini di reddito tra abbienti e meno abbienti. La ricerca non mostra invece impatti significativi sul reddito medio e sul tasso di povertà relativa.
Alcuni studi suggeriscono che gli stranieri in Italia sono quelli che hanno sofferto maggiormente gli shock economici degli ultimi venti anni, ovvero la crisi del 20082 e la pandemia da Covid-19. Quello che emerge è che gli stranieri sono esposti a condizioni di povertà molto più elevate e vanno a costituire gli strati più vulnerabili della società, complice anche l’intricato percorso legale che, tra leggi restrittive e un’elevata presenza di discriminazioni sociali, rende la vita degli stranieri in Italia assai complessa.
Dal secondo dopoguerra ad oggi, l’Italia non ha adottato una politica migratoria organica, ma ha preferito ricorrere a disposizioni ad hoc, contribuendo alla marginalizzazione che gli stranieri vivono nel nostro Paese. Quando il fenomeno migratorio è esploso, tuttavia, la strada intrapresa è stata quella di un approccio via via più sistematico ma gradualmente più restrittivo. Il paradosso è che leggi sempre più repressive siano state accompagnate da regolarizzazioni sistematiche.
Figura 1 Regolarizzazioni dei migranti negli ultimi 40 anni. Fonte: Fondazione Leone Moressa
Regolarizzazioni di cui l’Italia si è servita in questi decenni per avere manodopera straniera al fine di alimentare settori spesso informali e usuranti, come quello domestico o quello delle costruzioni. La dualità del mercato del lavoro italiano, diviso tra poche grandi imprese, pubblica amministrazione e una rete vastissima di PMI con contratti sovente precari e sottopagati, contribuisce alla marginalizzazione dei lavoratori migranti all’interno della società. I migranti vivono una condizione di segregazione lavorativa e sociale che li ha confinati ad una condizione senza via d’uscita, in cui spesso anche i figli, seppur più vicini in media ai cittadini italiani in termini di standard di vita, soffrono di gap importanti e faticano ad emanciparsi dalla condizione di partenza.
In quasi ogni campo, la fotografia dello scenario italiano restituisce un’immagine degli stranieri in condizioni nettamente peggiori rispetto agli italiani. Dall’istruzione al reddito, fino alla salute, le statistiche indicano che gli stranieri in Italia soffrono disuguaglianze consistenti rispetto alla popolazione italiana. Nella figura 2 si osserva il quadro restituito dal confronto tra i tassi di povertà assoluta degli italiani e quelli degli stranieri.
Figura 2: tasso di povertà assoluta per area geografica e cittadinanza. Fonte: ISTAT (2020)
Esistono importanti differenze di reddito tra comunità di diversa nazionalità, soprattutto tra stranieri comunitari e stranieri extracomunitari. Nella figura 3 sono illustrati i redditi medi e le disuguaglianze intra-gruppo delle principali comunità presenti sul nostro territorio. Esiste un’eterogeneità tra diverse nazionalità, anche se la distanza con gli italiani rende queste comunità dei veri e propri “strati” rispetto al resto della popolazione.
Figura 3: Disuguaglianze intra-gruppo e reddito medio per cittadinanza. Fonte: D’Agostino et al. (2015)3
Un fattore chiave sono le differenze territoriali. Gli stranieri in Italia sono concentrati per due terzi al Nord, dove beneficiano di migliori condizioni economiche rispetto al Sud. Uno straniero in Lombardia è mediamente più ricco di uno straniero residente in Calabria. Anche la percentuale di donne è negativamente correlata con le condizioni economiche: le comunità a maggioranza femminile, come quella ucraina, aggiungono alle disuguaglianze dovute a ragioni di provenienza anche quelle di genere.
La teoria economica può aiutare a capire quali possono essere le conseguenze economiche dell’immigrazione, ma il dibattito sui reali effetti di questo fenomeno è ancora molto acceso e non si è giunti ad un consenso generale. Il canale principale entro cui sono state analizzate le conseguenze economiche dell’immigrazione è il mercato del lavoro. I maggiori studi sono stati effettuati da Borjas4 e Card5, che hanno analizzato l’impatto sui salari e sull’occupazione, riscontrando risultati opposti. Nella letteratura il dibattito è ancora aperto e non esiste un accordo comune. La teoria standard prevede che un flusso migratorio abbia come principale effetto quello di incrementare i salari dei lavoratori complementari e di abbassare quelli dei lavoratori competitors. Borjas argomenta che i flussi migratori sono composti da individui non altamente qualificati: l’effetto che producono è quindi quello di diminuire i salari dei lavoratori nelle posizioni poco qualificate e di alzare i salari dei lavoratori più qualificati, aumentando al contempo i ritorni sul capitale. Tesi rigettata dagli studi di Card e Ottaviano e Peri6, che assumono la sostituibilità imperfetta tra lavoratori “nativi” e lavoratori stranieri con simili livelli di istruzione ed esperienza.
Gli studi sul contesto italiano sono ancora pochi. D’Agostino et al. (2015) e Mussida e Parisi (2018)7 hanno riscontrato che gli stranieri non hanno impatti significativi sulla disuguaglianza in Italia, e che la maggior parte della disuguaglianza a cui gli stranieri sono soggetti è una disuguaglianza dentro le comunità stesse, e dipendente anche dai divari delle regioni italiane. Staffolani e Valentini (2010)8 hanno riscontrato effetti positivi sui salari dei lavoratori impiegati, mentre sugli operai gli effetti sono positivi sotto determinate condizioni.
Sul fronte del welfare, Sciortino (2014)9 ha evidenziato come gli stranieri in Italia traggano pochi benefici dalle prestazioni del Welfare State, dal momento che è fortemente sbilanciato verso le pensioni mentre sono pochi i sussidi al reddito. Boeri, invece, ha sostenuto a più riprese che gli immigrati in Italia svolgono un importante ruolo di aiuto nel mantenimento della stabilità del sistema pensionistico, dal momento che si tratta di popolazioni giovani e che versano contributi, e hanno effetti benefici sul mercato del lavoro.
Il dibattito è tuttavia ancora povero di contributi sostanziali sul tema che possano aiutare a fornire gli strumenti per comprendere un fenomeno così complesso e cogente allo stesso tempo. Mettere in campo la scienza per sfatare i miti sull’immigrazione deve essere obiettivo comune degli economisti e dei policy makers. Lo studio presentato in questo articolo vuole essere un contributo alle analisi sugli impatti dell’immigrazione sull’economia italiana. Tuttavia future ricerche sono necessarie per essere in grado di intercettare l’impatto su più ambiti e sui cittadini italiani. Comprendere l’immigrazione ed il suo intricato rapporto con l’economia italiana è essenziale per disegnare politiche pubbliche efficaci in futuro.
*Massimiliano Garavalli, classe ‘97 e di origine pesarese, laureato in Economia e Politica Economica a Bologna, ha fondato il progetto culturale Sistema Critico, di cui è presidente. Ha collaborato con IARI ed è attualmente analista politico per Orizzonti Politici. Geopolitica, Welfare Economics e Macroeconomia sono i suoi più grandi interessi, in particolare le dinamiche dei redditi e delle disuguaglianze.
1 Fonte: Eurostat
2 Brandolini A.; Gambacorta R.; Rosolia A. (2019). Disuguaglianza e ristagno dei redditi in Italia nell’ultimo quarto di secolo. Stato e mercato (ISSN 0392-9701). Il Mulino, Bologna.
3 D’Agostino A.; Regoli A.; Cornelio G.; Berti F. (2015). Studying Income Inequality of Immigrant Communities in Italy. Social Indicators Research: An International and Interdisciplinary Journal for Quality-of-Life Measurement, Springer, vol. 127(1), pages 83-100.
4 Borjas G. (1995). The Economic Benefits from Immigration. The Journal of Economic Perspectives, Vol. 9, No. 2 pp. 3-22. American Economic Association
5 Card, D. (2001). Immigrant Inflows, Native Outflows, and the Local Labor Market Impacts of Higher Immigration. Journal of Labor Economics, Vol. 19, No. 1 (January 2001), pp. 22-64.
6 Ottaviano G.; Peri G. (2012). Rethinking The Effect of Immigration on Wages. Journal of the European Economic Association, February 2012, Vol. 10, No. 1. Oxford University Press. (February 2012), pp. 152-197
7 Mussida C.; Parisi M.L. (2018). Immigrant groups’ income inequality within and across Italian regions. The Journal of Economic Inequality. 16:655–671.
8 Staffolani S.; Valentini. (2010). Does Immigration Raise Blue and White Collar Wages of Natives? The Case of Italy. LABOUR 24 (3) 295–310 (2010). Fondazione Giacomo Brodolini and Blackwell Publishing.
9 Sciortino G., Finotelli C., (2015). Closed memberships in a mobile world? Welfare states, welfare regimes and international migration. Handbook of the International Political Economy of Migration.
6 Mussida C.; Parisi M.L. (2018). Immigrant groups’ income inequality within and across Italian regions. The Journal of Economic Inequality. 16:655–671.
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