Tra pochi giorni in Europa si discuterà una proposta, nata nel ForumDD, per costruire un’impresa pubblica europea per vaccini e farmaci. Dalla parte della proposta numerosi scienziati e organizzazioni che si occupano di salute pubblica
Il prossimo 28 settembre, presso il Parlamento Europeo, Massimo Florio presenterà la proposta, nata nel Forum Disuguaglianze e Diversità, poi evoluta in uno studio su richiesta dello stesso Parlamento (comitato Science and Technology STOA) di costituire un’infrastruttura pubblica comune di ricerca biomedica, per lo sviluppo autonomo di nuovi farmaci, vaccini, diagnostica e tecnologie medicali. Un’impresa pubblica di nuovo tipo orientata dai bisogni della salute, sostenuta dai governi della UE, aperta a paesi terzi, in dialogo con la società civile, in grado di valorizzare le eccellenti capacità esistenti in Europa nelle Università, negli istituti no-profit, nelle imprese innovative, sulla base di contratti trasparenti e senza esclusive brevettuali.
Alla tavola rotonda (a cui possibile registrarsi), che seguirà la presentazione, parteciperanno i rappresentanti della Commissione Europea ed anche dell’European molecular biology laboratory, dell’European public health alliance, dell’European federation of pharmaceutical industries and associations e del National institute of allergy and infectious diseases (Niaid) dei National institutes of health statunitensi, l’istituto diretto da Anthony Fauci. (Qui la lista completa dei partecipanti).
A sostegno della proposta è stato lanciato, nel luglio 2022, un appello (anche su change.org) sottoscritto da scienziati, economisti e rappresentanti di organizzazioni della salute, italiani e stranieri, che vede tra i promotori oltre a Massimo Florio, Professore di Scienza delle Finanze, dell’Università di Milano, membro del Forum Disuguaglianze e Diversità e autore dello studio che verrà discusso il 28 settembre, e a Fabrizio Barca, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, anche Silvio Garattini, Presidente dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, Giuseppe Remuzzi, Direttore scientifico dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e Professore “per chiara fama” dell’Università di Milano, Vittorio Agnoletto, Medico, coordinatore campagna NO profit on pandemic, Nicoletta Dentico, Director, Global Health Justice program, Society for International Development (SID), Roberto Romizi, Presidente Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia e Giuseppe Masera, già Direttore Emato-oncologia pediatrica dell’Università Milano Bicocca. E tra i primi firmatari tanti altri studiosi e studiose, rappresentanti di associazioni scientifiche e della cittadinanza attiva, nonché le ex Ministre della salute Rosy Bindi e Giulia Grillo, il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi, scienziati come i professori La Vecchia e Mannucci, Don Dante Carraro Direttore Medici con l’Africa Cuamm ONG, e nomi di rilievo internazionale come Els Torreele, Institute for Innovation and Public Purpose, University College London, Huub Schellekens, Università di Utrecht, Paesi Bassi, Rohit Malpani, public health consultant and UNITAID Board member, Hannah Wolf – stellv. Geschäftsführung und Bildungsreferentin philippinenbüro e.V. im Asienhaus; Bildungsreferentin Aktionsbündnis Menschenrechte – Philippinen (AMP), Piotr Kolczyński, OXFAM – PVA, Peter Tinnemann, Public Health & Health Protection Authority, Francoforte, Unni Karunakara, Senior fellow, Global Health Justice Partnership, Yale Law School. Nonché organizzazioni come OXFAM, e la federazione europea dei sindacati dei servizi pubblici (EPSU), l’ADI, Associazione Dottorandi e dottori di ricerca in Italia, Global Social Justice, People’s Health Movement (PHM) Europe, l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Torino, Emergency ONG Onlus e Society for International Development (SID).
L’epidemia Covid-19 ha reso evidente il disequilibrio tra l’investimento in ricerca pubblica degli stati finanziato con le imposte, e il potere delle big pharma in grado di servirsi di quella ricerca e di produrre e commercializzare prodotti che i cittadini e le cittadine, o gli stati nel caso dei vaccini, si trovano a pagare una seconda volta. Un disequilibrio che crea disuguaglianze e concentrazione di ricchezza e potere. E che non possiamo immaginare che si risolva con piccoli aggiustamenti. Servono piuttosto cambiamenti al tempo stesso radicali e concreti, come quello che la proposta introdurrebbe, se le istituzioni europee ed i politici dei vari paesi volessero farla propria.










