Una scuola per la giustizia sociale e ambientale può nutrirsi dell’arte per sviluppare nuove visioni e nuovo senso di fare le cose e di vivere le esperienze
L’osservazione critica e laterale della realtà è diventata necessaria per arginare il veleno che da 40 anni affligge l’Occidente intero: la retorica, i luoghi comuni, il ricatto morale della banalità facile da capire e da dare in pasto a chi ha bisogno di identificarsi con un branco. Intanto partiamo da un dato neurobiologico: la mente ragiona per immagini, odori e suoni. Non ragiona per parole a meno che la parola non sia poetica, cioè dotata di una frequenza matematica che crea armonia, suono, appunto, che a sua volta genera immagini. Quindi se l’informazione arriva da questi tre dispositivi genera un’emozione che informa, e di quella informazione_emozione resta traccia indelebile, permanente e soprattutto illuminante.
Aggiungiamo a questo che i sensi non sono mai stati solo 5: esiste il senso sociale, l’empatia e la partecipazione immaginata di quando vediamo una cosa e pensiamo alle persone con cui vorremmo vederla, se in quel momento non ci sono. E poi esiste l’intuito, il più importante di tutti. L’intuito si basa sull’istinto che, a sua volta, si alimenta di immagini, suoni e profumi. Infatti chi ha costruito i Sassi di Matera, ad esempio, veniva da milioni di anni vissuti nelle grotte e sulla Murgia, cioè un territorio – paesaggio di totale armonia. I Sassi sono bellissimi, erotici, attrattivi, hanno la forma dell’utero, quindi accolgono nel grembo in cui siamo stati generati, e soprattutto non hanno un solo angolo uguale all’altro ma sono perfettamente costruiti a sezione aurea, come i quadri di Esher. Ergo, l’ordine non è armonia, e l’umano non è ordine. L’istinto di quelli che chiamiamo trogloditi ci ha consegnato una città millenaria intatta, un territorio plurimillenario bellissimo e soprattutto INCONTAMINATO e FUNZIONALE. Da quella gente gli artisti hanno imparato a produrre idee sotto forma di opere così come oggi impariamo dai diseredati e dagli esclusi il vero problem solving, ed è nostro dovere riportare queste perone al centro delle attenzioni e della vita. Il mezzo non importa, ci sono decine di modalità progettuali per fare education con l’arte ambientale e partecipata, noi di Cascino Progetti lo facciamo ogni giorno; quello che conta è che gli artisti e i curatori di qualità (e solo loro, niente street art a indorare le gabbie e a illudere le periferie) devono essere rimessi a monte dei processi politici e progettuali, urbanistici e territoriali, educativi e produttivi com’era un tempo in cui tutto era armonico, attraente e funzionale.
Infatti tutti vorrebbero vivere in un’opera d’arte, come nei Sassi di Matera dove tutti davano il loro contributo in una società solidale, e dove si è vissuto per 6mila anni senza un giorno di guerra come in un’opera di Esher. Tutti vorrebbero vivere nelle città d’arte ancora oggi, da Roma a Firenze, dove il modello delle botteghe rinascimentali produceva nuovo lavoro e nuovi lavori ogni giorno, essendo un coworking ante litteram, un luogo dove l’intelligenza artigianale ed emotiva si coniugavano fisiologicamente ai saperi diversi di ognuno e davano luogo a ricerca, scoperta e confronto quotidiani. Si può ancora fare, al Mandrione di Roma l’hanno fatto pochi anni fa e gli artigiani hanno riaperto le loro officine per produrre poi il reddito di quartiere più alto di Roma. Tutto grazie a Moravia, Pasolini, Pinna, De Martino.
L’arte fa questo: porta in emersione identità sopite e le coniuga con quelle future e desiderate ancora da scoprire attraverso l’uso sapiente dei simboli e la diversa disposizione degli elementi della realtà percepita, in modo da risvegliare la percezione lucida e laterale dei modi e dei mondi nascosti dal pensiero prevalente, portando alla luce nuove visioni e nuovo senso di fare le cose e di vivere le esperienze.
Questo enorme bagaglio di valore degli artisti e dei curatori deve essere riportato nelle scuole, nelle strade e in ogni luogo ci sia una comunità. L’arte pubblica oggi produce aumenti di PIL a due cifre in Germania e negli USA dove la lezione del Rinascimento l’hanno studiata e aggiornata alla perfezione. I distretti culturali, riedizioni delle nostre botteghe rinascimentali, attraggono milioni di investitori e formano cittadini quotidianamente, i quali si incontrano in luoghi intelligenti e incontrano viaggiatori e investitori esterni, annullando barriere, categorie obsolete, divisioni forzate. Infine, ma non per ultimo, l’art thinking deve essere rimesso al suo posto nella trasformazione e rigenerazione urbana e culturale, nonché nei luoghi di lavoro, perché nelle imprese l’arte ha dato sempre il meglio di sé. Il Made in Italy viene dall’arte, cioè la capacità di produrre estetica di valore e funzionalità seducente.
Il pensiero pensa, l’immaginazione vede (Bruno Munari)










