Una carrellata sull’Espresso del 12 gennaio 2020.
“La prima cosa, cara Italia,
è rimanere sensuali. La politica
deve accendere le facce come fa un amplesso.
Lottare per la terra senza essere sensuali
serve a poco, metti giù altre parole, fai girare
formiche morte nel sangue, e invece bisogna
alzare in alto le chitarre come hanno fatto in Cile.
Ci vuole nelle piazze un canto a oltranza
e baci e abbracci in abbondanza.
La modernità non va adulata né licenziata:
ci vuole una modernità plurale,
le ragioni delle città e quelle dei paesi,
la comunità che intreccia indigeni e stranieri,
le ragioni dell’utopia e quelle dei banchieri,
il muso delle vacche e Piero della Francesca.
….
… noi siamo la politica della terra …
… noi siamo la politica della salute …
… noi siamo la politica della giustizia …
… noi siamo la politica che profuma di gioia …
… noi siamo la politica dell’attenzione … ”
Sull’Espresso di oggi (12 gennaio 2020) Franco Arminio dedica un canto politico “all’Italia nuova” e sempre in questo numero si trovano gli interventi di Massimo Cacciari che denuncia l”inganno del “neoliberismo sovranista”, di Achille Occhetto che ragiona sul seme buono delle sardine, e di Emanuele Felice che accusa la destra di aver tradito le sue radici liberali. Contributi che nascono dal confronto aperto da Fabrizio Barca con il suo pezzo sull’alleanza tra neoliberisti e sovranisti.
Buona lettura!