Nella dimensione locale le storie di vita personali sono profondamente intrecciate con le storie di vita delle organizzazioni e con la storia del territorio. Storie che si intrecciano nella ricerca di un equilibrio possibile tra azione ed ambizione. Accompagnare questo processo vuol dire capacitare – tanto i singoli quanto le organizzazioni – ad avere un maggiore impatto sul territorio nel quale operano.
Nel 2017, quasi per caso, ho incontrato il percorso del Presidio Partecipativo – un’organizzazione comunitaria che opera per la coesione sociale e lo sviluppo territoriale della Valle del Simeto – e da qual momento la mia vita è cambiata. Dopo qualche mese di collaborazione come socia volontaria la mia storia si è entusiasticamente unita a quella del Presidio Partecipativo. Essere simetina, cittadina attiva del territorio dove sono nata e cresciuta, è diventato uno stile di vita, poter fare la mia piccola parte per cambiare la Valle è diventata un’aspirazione personale che condivido con tanti giovani che amano profondamente questo territorio e coltivano l’ambizione di continuare a viverci nonostante lo spopolamento in atto.
L’accompagnamento sul campo come necessità
Nell’ambito di questo percorso a fine 2019 abbiamo deciso di provare a dar forma ad un sogno che la componente “giovane” del Presidio Partecipativo coltivava da anni: riuscire a trasformare l’impegno gratuito prestato fino a quel momento come volontari di un’associazione, in una sfida professionale dando vita ad un’organizzazione (concepita come uno spin-off) che diventasse luogo di implementazione di azioni per lo sviluppo territoriale. Un tale cambiamento non è mai “neutrale” e dà sempre luogo a conflitti nelle organizzazioni, incide sia sulle dinamiche relazionali interne tra gli stessi membri, che sui “rapporti di forza” tra l’organizzazione stessa ed altri attori sociali, vedi ad esempio il mondo delle professioni, organizzazioni del terzo settore, enti di ricerca, ecc. Sapevamo di essere totalmente impreparati ad una sfida del genere e proprio per questo abbiamo immaginato un percorso di accompagnamento sul campo che è stato sostenuto da Fondazione CON IL SUD nell’ambito del progetto “ReCap Simeto. Reti capacitanti nella valle del Simeto”. Abbiamo così co-progettato, con l’aiuto di tre “accompagnatori esterni”, tutto il percorso identificando tematiche da approfondire, esperti di settore con i quali confrontarci, organizzazioni territoriali da conoscere. È stata un’occasione per fermarci a riflettere, immaginarci nel futuro e pensare a “cosa voler fare da grandi”. I numerosi incontri, i momenti di riflessione collettiva ci hanno restituito nuove traiettorie da intraprendere e nuovi orizzonti da esplorare collettivamente. Opportunità che non riuscivamo a vedere prima, alla fine del percorso sono diventate possibilità concrete, strade da percorrere per orientare il cambiamento.

Accompagnare sul campo vuol dire, dunque, moltiplicare le possibilità di successo a livello locale di giovani (e non!) nel conciliare le storie di vita con le storie dei territori, vuol dire abilitare gruppi (più o meno eterogenei, più o meno consapevoli) ad agire per e nel cambiamento. Vuol dire supportare le comunità locali rafforzando le loro capacità di co-programmazione e co-progettazione, vuol dire investire nella sostenibilità di un processo e nella sopravvivenza di partnership territoriali a lungo termine in tensione costante verso il cambiamento.










