Disuguaglianze sociali

Per disuguaglianze sociali si intendono, in primo luogo, disparità nell’accesso e nella qualità dei servizi fondamentali come sanità e istruzione, cura sociale, mobilità e sicurezza, nell’opportunità di vivere (per via dei differenziali del costo della vita e delle abitazioni, dell’origine sociale o etnica) nei luoghi dove si concentrano creatività e socializzazione e nella possibilità di fruire del capitale comune (ambiente salubre, paesaggio, cultura). A queste disuguaglianze se ne aggiunge un’altra che con esse interagisce: la diseguaglianza di status e di considerazione che deriva   dalle disparità di potere. Le relazioni di autorità formale che rispondono a esigenze di coordinamento e sono quindi legittimate, non costituiscono “dominazione”, ma (come osserva Elizabeth Anderson,  in Private Government, 2017, Princeton University Press) nella sfera economica  e   nelle imprese  le  diseguaglianze di potere raggiungono dimensioni tali da permettere l’abuso di autorità, e da trasmettere l’idea che le persone appartengono a categorie il  cui status  è incomparabile, e  che chi occupa posizioni inferiori non sia degno di rispetto e sia da considerare come un ostacolo al benessere e ai percorsi dei primi. Ne è recente esempio il contenuto di diversi Rapporti di autovalutazione di scuole secondarie superiori in cui caratteristiche di fatto, che è importante mettere in evidenza, quali “l’assenza di studenti con caratteristiche particolari dal punto di vista della provenienza culturale – come ad esempio, nomadi o studenti di zone particolarmente svantaggiate” o l’”omogeneità socio-economica dell’utenza … su livelli medio-alti” sono considerate “opportunità” per una didattica personalizzata o per il dialogo scuola-famiglia.

 

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