Un commento alla proposta del Partito Democratico di regolamentare il part-time contro quello involontario
Rafforzare il potere negoziale del lavoro per ridurre le disuguaglianze. Sin dalla sua nascita il Forum Disuguaglianze e Diversità ha concentrato una parte consistente del suo lavoro e delle sue proposte sull’obiettivo di accrescere il potere di lavoratori e di lavoratrici con le politiche, il rafforzamento dei sindacati e l’azione sul senso comune. Far sì che il lavoro venga considerato un diritto e non un dono significa intervenire su equa retribuzione, voce e partecipazione allo sviluppo delle imprese, contrasto del lavoro povero e precario.
Un impegno significativo ha riguardato il part-time involontario, un fenomeno che tocca il 56,2% delle persone che lavorano in part time (dati ISTAT 2022), riguarda soprattutto le donne e caratterizza l’Italia in negativo rispetto ad altri paesi europei. Ne è nato un Rapporto presentato in Senato dal titolo “Da conciliazione a costrizione: il part-time in Italia non è una scelta. Proposte per l’equità di genere e la qualità del lavoro”, elaborato da un gruppo di lavoro[1]. Il Rapporto ha mostrato che soprattutto le donne vengono impoverite sia nella condizione di vita presente (scarsa paga/orari flessibili/non bilanciamento vita privata-lavoro) sia dal punto di vista futuro (situazione contributiva, pensioni povere). Risulta poi che il 12% delle imprese usa il part-time in modo strutturale (oltre il 70% dei dipendenti) e che queste imprese sono meno attente alla qualità del lavoro.
Come è nella natura del lavoro del ForumDD, il Report aveva la finalità non solo di produrre dati e analisi ma anche di offrire alla politica proposte e indirizzi per intervenire su un fenomeno, quello del part-time involontario, che contribuisce non poco a rendere più fragili le tutele e i diritti del lavoro. Colpisce soprattutto le lavoratrici che già pagano un prezzo altissimo rispetto ai divari di genere che ancora caratterizzano il mercato del lavoro del nostro paese. Il Rapporto si concludeva quindi con alcune proposte volte al rafforzamento della contrattazione, a disincentivare le forme involontarie di part-time e all’aumento dei controlli.
Siamo quindi lieti che, con l’impulso di una delle partecipanti al gruppo, la senatrice Susanna Camusso (prima firmataria), una forza politica, il Partito Democratico, abbia presentato lo scorso 15 luglio, un disegno di legge dal titolo “Nuova disciplina del lavoro a tempo parziale”, che riflette, nella versione adesso depositata in Senato, anche i risultati e alcune delle proposte del Rapporto.
In piena coerenza con il Rapporto sono il contrasto alla frammentazione dell’orario del lavoro e alla piena disponibilità in qualsiasi orario che impedisce a lavoratori e lavoratrici ogni possibilità di conciliare il lavoro con i tempi di vita, il ripristino di una coerenza tra le ore lavorate e la tipologia contrattuale, anche stabilendo limiti al lavoro supplementare e straordinario, nonché la possibilità di proporzionare i contributi annuali da maturare per la pensione in base al contratto. Alcune ipotesi del Rapporto non sono invece riprese come la possibilità di stabilire un minimo di ore perché si possa definire part-time un contratto (minimo 20 ore ad esempio), o una percentuale massima accettabile di lavoro part time per le imprese a seconda del numero totale di persone occupate, o l’aumento del peso contributivo per le imprese che superino, sul totale dei dipendenti il 30% di persone assunte part-time, o le agevolazioni con incentivi a quelle imprese che trasformano i contratti part time in full time.
Come ForumDD ci auguriamo che la presentazione del disegno di legge apra quanto prima un confronto in Parlamento e nel paese sull’urgenza di migliorare le condizioni di lavoratori e lavoratrici e di promuovere in modo concreto l’equità di genere. Il nostro è da sempre l’ultimo tra tutti i paesi europei nel dominio “lavoro” del Gender Equality Index. Sarebbe ora di agire.
[1] Il gruppo di lavoro era composto da Giorgia Amato, Susanna Camusso, Daniela Luisi, Matteo Luppi, Federica Pintaldi e Silvia Vaccaro.










