La chiusura del progetto lo scorso 16 novembre al Cecchi Point di Torino è stata una ricca occasione per incontrarsi, dialogare e celebrare i risultati questo importante percorso.
“Heroes. Not just for one day” è stato pensato come un percorso di formazione e allo stesso tempo di accompagnamento con l’obiettivo di valorizzare e interconnettere realtà che in diversi contesti d’Italia realizzano progetti rivolti alle persone under 35 a rischio di esclusione sociale. L’intento di Heroes è proprio quello di mettere al centro le istanze di categorie di persone invisibilizzate. Per dirla con le parole di Bell Hooks, l’associazione riconosce le marginalità come spazi di resistenza e luoghi di radicale possibilità, perciò prova ad assumerne la prospettiva di osservazione, di lettura, per capacitare proprio le persone che tutti i giorni operano “ai margini” affinché le stesse possano riuscire a immaginare e poi creare nuovi mondi, alternativi, più giusti.
Così RENA, associazione capofila, costruisce insieme ad alcune delle realtà partner, un percorso – da maggio a novembre – che è allo stesso tempo di messa in gioco individuale e crescita collettiva sui temi del community organizing, ascolto e attivazione delle comunità, riconoscendo alle realtà selezionate supporto professionale ed economico affinchè possano rafforzare le proprie azioni e il proprio impatto sulle comunità di riferimento.
L’appuntamento al Cecchi Point di Torino è stata un’occasione importante per celebrare la conclusione del percorso ma anche per dialogare, in un momento pubblico, attorno a due temi scomodi e per questo davvero molto interessanti: “L’arte di fallire bene” e “Oltre il progettificio”. Due talk che hanno coinvolto diverse personalità per background e provenienza: Paolo Angeletti, presidente dell’associazione Educadora Onlus; Diego Galli, community organizer e fondatore di Community Organizing Italia; Carlotta Sanna, componente del Direttivo di Altera APS; Alice Tancredi, Collettivo Mai Ultimi UniTo; Tiziano Blasi, director of programmes a Soleterre; Carola Carazzone, segretaria generale di Assifero e vicepresidente di Philea; Anna Meli, presidente di COSPE.
Una riflessione, non esaustiva, che ne scaturisce: oltre alla società della performance e dell’obiettivo raggiunto misurabile, scalabile e quindi finanziabile esistono, e sono certamente più interessanti, delle dimensioni dimenticate: quelle della fallibilità, dell’errore, della fluidità dei processi, senza i quali non esisterebbe alcuna crescita nè innovazione. Perciò, ricordarsi di rimanere flessibili e “fallenti” forse può rappresentare davvero il primo passo di autoconsapevolezza per chi muove giornalmente i propri passi nella complessità che troppo spesso ci avvilisce e riduce la forza con cui perseguiamo il cambiamento.










