Al Festival di Passaggio di Genova Fabrizio Barca ha presentato il documento corredato da un video. Sarà uno strumento utile per l’analisi, la discussione e la sperimentazione.
Ottanta persone di ogni parte e disciplina e oltre due anni di lavoro per costruire uno strumento, un testo, 27 micro-video, un video unico che li raccoglie fruibile liberamente, che dia forza e indirizzo a ciò che in tante e tanti già provano a fare. E’ quanto è racchiuso nel documento “L’arte nella contesa per il senso comune” e nel video correlato, con l’obiettivo di capire come la vocazione territoriale delle arti e pratiche artistiche contemporanee possa combinarsi con movimenti democratici e sfidare il senso comune egemone.
Questo lavoro nasce dall’evidenza che le politiche pubbliche e le azioni collettive che vogliano oggi mettere al centro una strada di ricostruzione della giustizia sociale e ambientale debbano necessariamente affrontare il senso comune maturato nell’ultimo quarantennio e ora in ulteriore involuzione, che si erge come ostacolo potente di fronte a ogni tentativo di raccogliere su quelle politiche un adeguato consenso, un blocco sociale sufficientemente robusto da ottenerne l’attuazione e persino di aprire su di esse un confronto ragionevole, capace di prendere in considerazione valori e punti di vista altrui.

La forza di un senso comune minoritario sta proprio nella curiosità che esso può indurre, nella domanda che può suscitare in chi aderisce al senso comune prevalente, e se questa curiosità e questa domanda verranno rinnovate nel tempo, potranno lavorare dentro la persona e produrre, se non un consenso al nuovo modo di vedere le cose, un dissenso con il modo consolidato. Qualsiasi siano i meccanismi con cui il senso comune minoritario si fa strada, ha bisogno di tempo per ottenere un impatto e di un linguaggio differente.
Ma quali sono i meccanismi con cui può farsi strada? Quali sono i dispositivi del cambiamento di senso comune? Li abbiamo raggruppati in quattro categorie, fra loro interdipendenti: informazione e comunicazione, confronto pubblico e mobilitazione. Ma ce n’è un altro, connesso a ognuno di essi: l’arte. È ciò che ritroviamo oggi anche osservando i fenomeni attuali: l’arte come parte del confronto pubblico nelle comunità e nei movimenti; catalizzatore simbolico nelle mobilitazioni; “strumento” nel dare informazione o nella comunicazione.

Sappiamo dalla ricerca e dalla storia che l’arte può spiazzare, emozionare, spingere a osare altri schemi di lettura della realtà, a intravedere utopie o anche distopie, ossia luoghi e sistemi di vita futuri cattivi verso cui saremmo protesi.
Ma questa potenza viene messa in atto con l’obiettivo di cambiare il senso comune prevalente?
Ecco, allora, aprirsi il tema antico e vasto del rapporto fra arte e politica che il documento affronta, concludendosi con 10 punti per offrire un impianto concettuale utile per tentare un salto di qualità nella relazione fra agenti del cambiamento per la giustizia sociale e ambientale e artiste e artisti e per poter contare su uno strumento utile per l’analisi, la discussione e la sperimentazione.










