L’appello è stato firmato da 126 altre organizzazioni europee della società civile tra le quali anche il Forum Disuguaglianze e Diversità.
Il Forum Disuguaglianze e Diversità, insieme a 126 altre organizzazioni europee della società civile, ha firmato il testo “L’UE deve difendere le tutele faticosamente conquistate per i diritti umani digitali” che riportiamo di seguito.
Noi, 127 organizzazioni della società civile, sindacati e difensori dell’interesse pubblico, scriviamo per sottolineare la nostra profonda preoccupazione per le imminenti proposte dell’UE relative al Digital Omnibus, che fanno parte di un ampio programma di deregolamentazione.
Quella che viene presentata come una “razionalizzazione tecnica” delle leggi digitali dell’UE è, in realtà, un tentativo di smantellare di nascosto le più forti protezioni dell’Europa contro le minacce digitali. Sono le protezioni che garantiscono la sicurezza dei dati di tutti, la responsabilità dei governi, proteggono le persone dall’ influenza dei sistemi di intelligenza artificiale (IA) sulle loro opportunità di vita e mantengono le nostre società libere da una sorveglianza incontrollata.
A meno che la Commissione europea non cambi rotta, questo sarebbe il più grande arretramento dei diritti fondamentali digitali nella storia dell’UE. Ciò avviene sotto traccia, utilizzando processi affrettati e opachi progettati per eludere il controllo democratico.
Questo approccio preoccupante è stato ampiamente riscontrato nelle attuali proposte Omnibus, con il mancato rispetto delle garanzie democratiche. Di conseguenza, modifiche apparentemente minime sotto il pretesto della “semplificazione” hanno già messo a repentaglio le principali protezioni sociali e ambientali dell’Europa.
Nel loro insieme, questi cambiamenti rischiano di peggiorare le condizioni di lavoro, consentendo l’uso di sostanze chimiche pericolose nei cosmetici e l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, esponendo le persone a rischi ancora maggiori.
Nel prossimo Omnibus digitale, la Commissione indebolirà, secondo quanto riferito, l’unica norma chiara che impedisce alle aziende e ai governi di tracciare costantemente ciò che le persone fanno sui loro dispositivi, parte del quadro normativo ePrivacy. Ciò renderà molto più facile per chi detiene il potere controllare i telefoni, le auto o le case intelligenti delle persone, rivelando anche informazioni sensibili su dove le persone vanno e con chi.
Questo aspetto è più importante che mai: una nuova indagine rivela che i dati di localizzazione commercializzati sono stati utilizzati per spiare i funzionari dell’UE, così come le persone nella loro vita quotidiana. Ciò ha comportato la rivelazione dei loro indirizzi di casa, delle visite alle cliniche sanitarie e dei luoghi di culto.
Indebolire queste protezioni ora significherebbe legittimare tali abusi.
Anche le norme sull’IA recentemente adottate dall’Europa rischiano di essere compromesse, con l’Omnibus che prevede di rimuovere alcune delle misure di salvaguardia volte a garantire che l’IA sia sviluppata in modo sicuro e senza discriminazioni, oltre a ritardare elementi chiave come le sanzioni per la vendita di sistemi di IA pericolosi.
Attualmente, chiunque sviluppi strumenti di IA che potrebbero avere un impatto su decisioni importanti (come la possibilità per le persone di accedere alle proprie prestazioni sociali) dovrebbe registrarsi in una banca dati pubblica. Tuttavia, con le modifiche proposte, chi fornisce strumenti di IA potrebbe esentarsi unilateralmente e segretamente da tutti gli obblighi, senza che né il pubblico né le autorità ne siano a conoscenza.
Persino la legge sulla protezione dei dati dell’UE considerata il gold standard in materia, uno dei risultati di cui l’Europa va più fiera, viene riaperta e svuotata, con modifiche che consentiranno alle aziende di valutare da sole il proprio lavoro. Ciò altererebbe in modo irreversibile una delle poche leggi che giustamente garantisce a tutte le persone, compresi i lavoratori, i bambini e le persone prive di documenti, il controllo sulle proprie informazioni sensibili.
Sebbene sia ancora necessaria una maggiore efficacia nell’applicazione della norma, il GDPR è uno dei pochi meccanismi che offre ai cittadini strumenti per contestare le aziende o le autorità quando oltrepassano i limiti, ma la deregolamentazione sta dando agli attori aziendali più potere che mai.
L’Omnibus renderebbe anche più facile per le aziende tecnologiche addestrare sistemi di intelligenza artificiale ad alta intensità di risorse a scapito delle persone e del pianeta. Questi sistemi assorbono enormi quantità di dati personali e consumano quantità insostenibili di risorse naturali come energia e acqua, senza che i vantaggi di questa tecnologia siano chiaramente dimostrati.
Il quadro politico tecnologico dell’UE è la migliore difesa che abbiamo contro lo sfruttamento digitale e la sorveglianza da parte di attori nazionali ed esteri. Se l’UE mira davvero a facilitare il rispetto di queste leggi, dovrebbe sostenere meglio le aziende e le autorità con linee guida e strumenti per garantire la sicurezza delle persone nel mondo digitale, invece di smantellare i quadri normativi che forniscono chiarezza giuridica alle imprese.
Riformulando leggi fondamentali come il GDPR, l’ePrivacy, l’AI Act, il DSA, il DMA, il regolamento sull’Open Internet (DNA), la direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità delle imprese e altre importanti leggi classificandole come “burocrazia”, l’UE sta cedendo ai potenti attori aziendali e statali che si oppongono ai principi di un panorama digitale equo, sicuro e democratico e che vogliono abbassare il livello delle leggi dell’UE a proprio vantaggio.
Esortiamo quindi la Commissione Europea a:
- Interrompere immediatamente qualsiasi tentativo di riaprire il GDPR, il quadro normativo ePrivacy, l’AI Act o altre protezioni fondamentali dei diritti digitali;
- riaffermare l’impegno dell’UE a favore di una governance digitale basata sui diritti, compresa una forte applicazione delle protezioni esistenti;
- sostenere la responsabilità istituzionale, consentire un coinvolgimento significativo della società civile e delle comunità interessate e preservare l’integrità del processo democratico dell’UE.
Non è troppo tardi perché la Commissione europea cambi rotta per difendere, anziché smantellare, le leggi che proteggono tutti noi.










