Anche il ForumDD sarà in piazza insieme a molti e molte per manifestare contro un ddl che “è solo propaganda. Criminalizza le persone in difficoltà. Riduce la sicurezza di tutte e tutti noi. Erode la democrazia”.
Il ddl Sicurezza non renderà i cittadini e le cittadine più sicuri e sicure perché non affronta le loro insicurezze e viceversa produce crimini. Ed erode la democrazia. Per questo anche il Forum Disuguaglianze e Diversità aderisce alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 14 dicembre indetta dalla rete No DDL Sicurezza.
Un decreto che va in tre direzioni: stigmatizza i differenti e i poveri, trasformandoli in strumento di propaganda per creare nemici opportuni; criminalizza il dissenso e il conflitto, soprattutto se a esercitarlo sono i giovani che vogliono ribellarsi a un mondo ingiusto; sospinge gli agenti di pubblica sicurezza a svolgere un ruolo improprio dando loro la possibilità di detenere armi fuori dal servizio.
La parola “sicurezza”, così sentita da ognuna e ognuno di noi, viene strumentalizzata per punire e reprimere e così dissuadere l’esercizio del dissenso e la partecipazione della cittadinanza a mobilitazioni che rivendicano giustizia sociale e ambientale. Questo avviene in un Paese in fermento per riforme come l’autonomia differenziata, che peggiorerà i già gravi divari regionali, e, come già descritto dal ForumDD, in un momento storico in cui le enormi disuguaglianze economiche, sociali e di riconoscimento, l’immiserimento e le poli-crisi dagli esiti sempre più insostenibili prodotte da quarant’anni di neoliberismo stanno rendendo le persone insicure sotto molti profili. In questo contesto il ddl Sicurezza è uno dei tasselli di quell’intreccio pericoloso tra neoliberismo e deriva autoritaria che molti governi europei, e quello italiano in modo evidente, stanno percorrendo per governare gli esiti e le contraddizioni aperte dalle disuguaglianze (per approfondire: “Verso una svolta autoritaria? L’Italia e l’Europa tra neoliberismo e restrizione della democrazia”).
Non manipoliamo il concetto di “sicurezza”. Per milioni di persone, sicurezza significa non rischiare di morire mentre sei al lavoro. Non andare in ansia ogni volta che diluvia, temendo di vedere la tua casa distrutta da fango e acqua o di restare travolti mentre sei per strada. Essere in grado di fronteggiare imprevisti economici, come il bisogno di un dentista o una bolletta o un guasto all’auto. Sicurezza significa camminare senza paura per la strada. Significa non vedersi l’auto rapinata o graffiata. Essere certa o certo che l’ambulanza arriverà in tempi rapidi o di poter usufruire di cure a costi accessibili. Vivere in un’abitazione dignitosa e riscaldata. Significa non ammalarsi per il troppo inquinamento.
Per il governo Meloni “sicurezza” diventa invece tutela da rischi che non sono tali, costruiti a bella posta per nascondere di non poter dare nessuna vera sicurezza. Condannare fino a 2 anni di carcere i lavoratori e le lavoratrici che, scioperando per i propri diritti, ricorrono a una protesta pacifica come bloccare con il proprio corpo le strade o gli attivisti e le attiviste che si oppongono a opere dannose per l’ambiente. “Sicurezza” diventa impedire l’accesso a stazioni, aeroporti, porti o strutture di trasporto pubblico locale anche a persone destinatarie della sola denuncia. Diventa condannare fino a 20 anni per “resistenza passiva” i detenuti ma anche le persone migranti trattenute nei centri di permanenza per i rimpatri o addirittura i richiedenti asilo nei centri di accoglienza: che sicurezza mai ci dà impedirgli di rifiutare il cibo o di protestare contro condizioni di vita disumane dei luoghi in questione? Diventa condannare a 20 anni per proteste contro le grandi opere, e questo in un paese dove quelle opere sono decise in chiuse stanze senza ascoltare la voce della cittadinanza: che “sicurezza” sarebbe? Diventa stravolgere la funzione delle carceri permettendo a madri incinte o con figli minori di un anno di finire in cella, disinteressandosi del destino dei minori coinvolti, anche se addirittura neonati: una sola sicurezza, quella di non essere umani.
“Sicurezza” diventa mortificare ulteriormente le condizioni di vita di una persona migrante senza titolo di soggiorno impedendogli di acquistare legalmente una Sim, rendendo difficile quindi le comunicazioni con la famiglia, con eventuali avvocati o datori di lavoro: accrescendo l’insicurezza loro e di tutte e tutti noi. Diventa condannare fino a sette anni di carcere una persona che, dopo essere stata sfrattata e aver vissuto in macchina per mesi, pur in attesa da anni di una casa popolare, occupa uno stabile abbandonato e fatiscente insieme ad altre persone; anche chi, dopo aver perso il lavoro o essersi visto alzare l’affitto, si trova sotto sfratto per morosità incolpevole: sicurezza sarebbe affrontare l’emergenza abitativa, riducendo le abitazioni inutilizzate e così rendendo più sicuro anche chi affitta. E che cosa potrebbe mai derivare da norme simboliche come quella che equipara la cannabis light alle droghe pesanti, pensate solo per modificare il senso comune senza comportare “maggiore sicurezza” per nessuno?
Il ddl Sicurezza è solo propaganda. Criminalizza le persone in difficoltà. Riduce la sicurezza di tutte e tutti noi. Erode la democrazia.










