GOCCIA – L’educazione deve essere un bene sociale
Se riusciamo a richiamare la volontà politica, possiamo invertire i processi di privatizzazione e mercificazione e ricominciare a immaginare l’educazione come un bene sociale.
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Una goccia al giorno
Se riusciamo a richiamare la volontà politica, possiamo invertire i processi di privatizzazione e mercificazione e ricominciare a immaginare l’educazione come un bene sociale.
Il drammatico problema in Italia è che la crescita della produttività è rimasta invariata per molto tempo, ben prima della crisi finanziaria globale che ha colpito la maggior parte dei paesi dell’OCSE.
Le persone più ricche del mondo hanno più che raddoppiato la loro ricchezza dal 2008. Pensano che l’economia funzioni perché funziona per loro. Possiamo proporre qualcosa di meglio di questa economia in frantumi: #fightinequality
Non esiste una legge della natura che affermi che il divario tra ricchi e poveri debba continuamente espandersi: il primo passo per cambiare è capire questo.
Generazione #NEET (18-24 anni) in #UE: triste primato italiano nel 2017 fotografato da #Eurostat. Giovani a rischio #povertà ed #esclusione sociale cui attuali politiche di formazione e del lavoro stentano a fornire una prospettiva di futuro (dignitoso).
Quando la distribuzione del reddito è troppo diseguale, la società inizia a funzionare male, influenzando la salute mentale di tutti quelli che vi vivono.
Sostenere i diritti umani di tutte le persone con disabilità è un imperativo morale e una necessità pratica. Non creeremo mai società prospere e pacifiche se marginalizziamo più di 1 milione di persone nel mondo.
Le società devono investire in istruzione e nei servizi di welfare per beneficiare a pieno della robotica e dell’intelligenza artificiale. Non è responsabilità dei singoli: è una nostra responsabilità collettiva
Panetta @bancaditalia: riducendo i divari territoriali, l’Italia può crescere di mezzo punto in più all’anno, con positive ricadute al CentroNord. Vero. È con lo sviluppo del Mezzogiorno che può crescere il benessere di tutti gli italiani.
Il 10% dei più ricchi del pianeta contribuisce al 45% delle emissioni di CO2. Nel frattempo, i più poveri della terra subiscono le conseguenze negative dei cambiamenti climatici.
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